Ippolito Fabris e Figli – Fabbrica Attrezzi Agricoli

26.08.2024

IPPOLITO FABRIS & FIGLI – FABBRICA ATTREZZI AGRICOLI

Le prime notizie sulla famiglia Fabris risalgono al 1405 nel paese di Santa Maria la Longa, dove al tempo esercitavano già la professione del fabbro di paese. Tuttavia la storia come oggi la conosciamo parte nei primi anni dell’Ottocento quando un ramo della famiglia, composta da sei sorelle e sei fratelli di cui 3 falegnami e 3 fabbri, abbandona Campolongo al Torre, che al tempo era sotto il dominio Austro-Ungarico, per tornare al paese d’origine di Santa Maria; proprio qui aprirono due botteghe attigue in modo da poter collaborare: la prima si occupava della costruzione di carri, botti e più in generale di falegnameria; l’altra era dedita all’attività fabbrile, in particolare alla produzione di attrezzi agricoli, porte e serrature.

 

Verso il 1910 Ippolito Fabris, staccatosi da Santa Maria, in un primo momento si stabilì a Manzano, dove aprì una piccola officina nei pressi del fiume Natisone con al piano superiore la casa e dove nacque il primo figlio Donnino.
In seguito alle nozze con la figlia del fabbro di Percoto, Luigi Deganis, titolare di una premiata fabbrica di aratri in Friuli, si stabilisce nella frazione di Pavia di Udine e nel 1912 avviano una piccola attività fabbrile specializzata nella produzione di aratri.
Proprio loro portarono in Friuli i primi aratri con vomere, versoio e bure in ferro, andando così a sostituire il legno.

 

L’attività con Deganis proseguì fino al 1927, anno in cui Ippolito formerà una società con Luigi Bulfoni, sempre a Percoto. È in questi anni che inizia il vero e proprio avvicinamento all’arte fabbrile da parte di Donnino, il quale partecipò insieme ai fratelli, Beniamino e Guerino, come operano interessato nell’attività del padre fino alla sua chiusura. L’officina era costruita all’interno di una grande stalla di proprietà di Bulfoni e dotata di elettricità, ventilatore elettrico e maglio elettrico.

 

Nel 1934 si sciolse la società con Bulfoni e si trasferì a Caminetto di Buttrio la ditta I. Fabris & Figli – Fabbrica Attrezzi Agricoli, in un’angusta bottega con ruota idraulica azionata dall’acqua della roggia Cividina, di proprietà della famiglia Maestrutti.

 

Arrivati a Caminetto, ha inizio la vera e propria attività dei fratelli Fabris, dei quali Donnino è il promotore. La ditta si occupava in un primo momento esclusivamente della costruzione di macchine per la lavorazione della terra, in particolare di aratri voltaorecchi, per i quali venne brevettato e introdotto il ribaltamento automatico, forgiati i primi vomeri in acciaio e stampati i versoi antiusura in acciaio triplex; inoltre furono brevettati i ramponi per i trattori, erpici, assaltatori per le barbatelle di Rauscedo e seminatrici. Solo successivamente iniziò un’attività di forgiatura con la società Forgia e la lavorazione meccanica per conto terzi, con la costituzione della ditta F.a.t.a.c.. Oltre a ciò la società all’inizio degli anni ’70 intraprese il commercio di attrezzature agricole, tra le quali la concessionaria di trattori Mercedes con la società R.a.i. Rappresentanze Agricole Industriali.

 

Intorno al 1936 iniziarono i lavori per la costruzione dell’attuale casa e per il rinnovo del vecchio impianto, con l’introduzione della corrente elettrica, necessaria per far funzionare un piccolo torchio e una limatrice che erano stati acquistati, dal momento che la forza idraulica non era più sufficiente. Proprio queste prime innovazioni portarono i tre fratelli a iniziare a produrre attrezzature agricole innovative, trainate dai primi trattori, e a lavorare per conto terzi, probabilmente tra i primi fornitori delle Officine Danieli.

 

In particolare con Luigi Danieli c’è sempre stato un rapporto di collaborazione. Infatti l’industriale mandava i suoi operai a completare un apprendistato di 6 mesi / 1 anno presso i Fabris prima di inserirli nei propri reparti; non solo perché poi i prototipi dei vari prodotti venivano testati dalla ditta prima di essere venduti ai clienti. Ad esempio vennero fatte diverse prove della cesoia Danieli (1950) da parte dei Fabris, i quali successivamente la acquistarono per utilizzarla nella loro attività. Inoltre quando subentrò la nuova generazione, intorno agli anni ’70, si mantennero i rapporti con le officine Danieli fino agli ultimi anni di attività.

 

Nei primi anni ’50, visto la crescente attività del distretto della sedia a Manzano, Donnino tentò di allargare l’attività alla produzione di arredamenti in metallo e installando anche una sega tronchi; tuttavia fu sconsigliato dai fratelli di intraprendere questa nuova attività ritenuta troppo rischiosa e di continuare la produzione agricola, che fino a quel momento aveva dato buone garanzie.

 

Nello stesso periodo si verificarono i primi ampliamenti dell’officina: si partì con l’acquisto di terreno dall’Ing. Mario Danieli e si proseguì con la costruzione del primo capannone moderno nel 1956, in un terreno acquistato dall’Istituto Renati.
L’attività dei Fabris, per le sue attrezzature agricole innovative, riuscì a costruirsi una buona reputazione e a diventare un punto di  riferimento nel suo settore per tutta l’agricoltura friulana. I tre fratelli rimasero alla guida della ditta fino al 1972, servendo tutte le famiglie della zona; in particolare il legame con la comunità di Buttrio è dovuto soprattutto a Donnino, il quale era benvoluto e apprezzato da tutti, diventando anche consigliere comunale prima e poi vicesindaco.

 

Nel 1972 inizia l’ultima fase della ditta Fabris, con la divisione della società tra i tre fratelli: Guerino si ritirò dall’attività e la sua parte venne acquistata da Donnino, Beniamino invece mantenne la F.a.t.a.c., attualmente in attività.
Con l’ingresso dei figli, Poldino, Claudio e Mario, la ditta subì ulteriori ampliamenti, prima con la costruzione nel 1975 di un nuovo capannone di circa 1.400mq con carroponte e poi con la fondazione del Consorzio Artigiani di Buttrio, che acquistò circa 6.000mq di terreno nella Zona Artigianale di Buttrio, dove nel 1978 sarà costruito un nuovo capannone di circa 400mq.

 

Nel 1985 gli eredi decisero di abbandonare definitivamente l’attività agricola in favore della produzione meccanica e industriale; questo passaggio fu dovuto principalmente a due motivi:

1. Per quanto riguarda la forgiatura manuale, non c’era stato il passaggio generazionale a causa del lavoro gravoso a cui erano sottoposti gli operai;

2. Per quanto riguarda l’agricoltura, i contadini continuavano ad acquistare attrezzi agricoli, ma dilazionando i pagamenti a seconda della loro disponibilità al momento dei raccolti; inoltre stavano gradualmente abbandonando i campi in favore dell’industria, con la conseguente scomparsa delle piccole attività contadine.

 

In seguito l’azienda venne ampliata ancora una volta, fino a raggiungere i 12.000mq di coperto e una manodopera impiegata di circa 60/70 dipendenti, così da diventare una vera e propria attività moderna con attrezzature innovative, alesatrici di gradi dimensioni e impianti di saldatura robotizzati, senza dimenticare le collaborazioni con importanti industrie italiane ed estere nei più svariati settori, come siderurgico, navale, meccanico, plastica e impiantistica.

 

Proprio per queste peculiarità e specificità si interessò una grande industria friulana, il Gruppo Cimolai di Monfalcone, che nel 2011 acquistò il ramo d’azienda della Fabris S.r.l., comprensivo di attività produttiva e la totalità dei dipendenti, mentre i siti produttivi, commerciali e uffici rimasero di proprietà della famiglia Fabris. Tale scelta di mantenere gli opifici è dovuta al fatto che si è voluto mantenere vivo il nome della famiglia sul territorio di Buttrio; infatti ad oggi la famiglia, proprietaria della società immobiliare Rai S.r.l., affitta i vecchi immobili ad importanti aziende, primo fra tutti il Gruppo Danieli.